The Matrix Resurrections #1

Ritornare nella caverna. Un itinerario filosofico dentro la matrice

Alcune riflessioni sul film The Matrix Resurrections di Lana Wachowski, uscito nelle sale cinematografiche in Italia il 1 Gennaio 2022. L’articolo contiene anticipazioni sul film ed è il primo di tre.

Vent’anni di rapporto uomo-macchine

Il tema che attraversa tutta la saga di Matrix è senza dubbio quello del rapporto tra uomo e tecnologia o uomo-macchine, per utilizzare il linguaggio della sceneggiatura. Nel primo episodio (e a strascico anche nel secondo e terzo) la questione è affrontata nei termini di una contrapposizione. Di una lotta tra due universi differenti e inconciliabili, vincolati tra loro da un rapporto di subordinazione che le macchine vorrebbero imporre all’uomo, ma al quale quest’ultimo si ribella combattendo strenuamente per recuperare una dimensione esistenziale autentica. Al di là della cortina di finzione imposta dal filtro della tecnica.
Nel 1999, anno di uscita della pellicola, questa storia aveva saputo toccare un argomento decisamente attuale, e lo aveva fatto in modo da essere molto aderente a quello che era lo spirito del tempo. Dinnanzi all’avvento su larga scala di internet e dei suoi annessi e connessi, gran parte del pubblico si sentiva in qualche modo snaturata e avvertiva quindi come una necessità quella di tenere distinta la propria identità dalla quella sovrastrutturale delle macchine.
Attraverso la grammatica della fantascienza, il film prefigurava inoltre alcuni scenari futuribili, in primo luogo quello in cui l’uomo sarebbe stato in grado di recuperare il contatto con la realtà del ‘mondo vero’.

Di contrapposizione tra mondo ‘vero’ e mondo apparente parla Nietzsche

In un brano molto noto del Crepuscolo degli idoli, nel quale viene tracciata la storia di quello che lui definisce “un errore”. Cioè l’illusione che si dia effettivamente una contrapposizione tra due facce della realtà, una delle quali sarebbe autentica, mentre l’altra fittizia, illusoria, impoverita. Nietzsche quindi demolisce l’idea che esista la possibilità di trascendere la realtà come appare in favore di una più autentica versione di essa e, a chiusa del brano, scrive:

“Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci è rimasto? Forse quello apparente?. . .Ma no! Col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!

Crepuscolo degli idoli, Adelphi, Milano 2005, p.47

L’idea che con il venir meno del mondo vero dilegui di conseguenza il concetto di apparenza ci accompagna anche nel passaggio dai primi tre Matrix al quarto capitolo della storia. In The Matrix Resurrections infatti si parte da tutt’altro presupposto: trascorsi sessant’anni dal tempo della Guerra delle macchine, è stata inaugurata una nuova era, ovvero quella dell’alleanza tra uomini e tecnica.

Questo dato è fondamentale e parla della nostra età molto più di quanto il carattere fantascientifico della pellicola lasci immaginare.

Non si tratta più di stabilire un confronto e uno scontro tra noi e i mezzi tecnologici: questi ultimi sono a tal punto parte della nostra quotidianità che non è più possibile individuare una distanza che promuova una visione anche critica del fenomeno.
E proprio perché è la struttura del mondo a essere mutata, l’atteggiamento più efficace non è quello di chi guarda al passato con il rimpianto per qualcosa che, di fatto, non può più darsi in quella forma. Si tratta invece di cogliere nuove occasioni, promuovendo attivamente la collaborazione tra due universi fino a qualche tempo prima in strenua lotta tra loro.
Per definire i tratti di questo modo di darsi del reale Donna Haraway ha parlato di kinship, di parentela che va istituita però non su base esclusivamente genealogica attraverso rapporti di sangue, ma più proficuamente con generi e specie di enti (viventi o meno) diversi da quelli umani, in un concatenamento generalizzato di porzioni di realtà che si configurano di volta in volta in modo inconsueto.
Nel libro omonimo, l’autrice sostiene che è questa la caratteristica dello Chthulucene (nero edizioni, Roma 2020), un’età successiva al Capitalocene (l’età ideologica della contrapposizione di forze in lotta), ma anche all’Antropocene, l’evo del predominio antropico sull’ambiente circostante. Fuori dalla metafora distopica, la città di Io di The Matrix Resurrections rappresenta una delle maniere in cui questa kinship può effettivamente prendere forma.

Questo articolo è pubblicato anche su ‘Scenari. La rivista di approfondimento di Mimesis edizioni‘.